B&T GHM9

Il GHM9 è una carabina in 9 mm prodotta da Brugger & Thomet, in Svizzera. B&T ha lanciato questa linea di PCC (Pistol Caliber Carbine) per offrire al mercato civile una pistola/carabina per il tiro sportivo, difensivo o ricreativo. IL progetto di base intende offrire un’alternativa più economica, ma non di minore qualità, rispetto all’APC9, la pistola mitragliatrice di bandiera che l’azienda produce per contratti con forze armate e di polizia di vari paesi. Il GHM9 nasce quindi direttamente per il mercato civile in qualità di PCC, predisposto al solo fuoco semiautomatico. In questo articolo vediamo il modello base, di prima generazione. L’azienda nella sua seconda generazione offre anche una versione Compact a canna più corta da 110 mm (circa 4 pollici) e una Sport con canna da 420 mm (16,5 pollici), quest’ultima classificata arma lunga.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Il GHM9 è una PCC in 9 mm, ora disponibile sia in 9x21 IMI che in 9x19 Parabellum, con canna da 175 mm classificata pistola sportiva in Italia in questa sua versione. Adotta un sistema a massa battente a chiusura labile, caratterizzato dal pistone idraulico presente nell’otturatore, utile a ridurre la forza del rinculo percepito. La PCC è composta principalmente da un castello, o upper receiver, in alluminio lavorato dal pieno, dotato di rail tipo picatinny a ore 12, 3, 6 e 9. I due rail a ore 12 e ore 6 sono in alluminio, direttamente fresati nel castello, mentre i due rail laterali sono in polimero, fissati tramite un paio di viti a testa esagonale. La canna è fisata tramite 4 viti visibili sul castello, è in acciaio ed è dotata solamente di un attacco 3-Lug per accessori alla volata, mentre nelle generazioni successive è stata dotata anche di un filetto con passo 1/28 coperto da un copri filetto zigrinato. 


L’otturatore si maneggia tramite una manetta di armamento solidale, che si può posizionare sul lato destro o sinistro del castello smontando l’otturatore. Quest’ultimo scorre su due aste guida molle, posizionate e tenute in tensione contro un buffer in polimero, posto contro il blocco del calcio che chiude il castello. Lo stesso blocco che chiude il castello è fissato tramite un tenone interno, che ci darà la corretta posizione del blocco durante l’assemblaggio dell’arma, e da una spina (o cross pin) che invece va a rendere il blocco stesso parte solidale al castello. Il calcio e il blocco che lo trattengono sono in polimero, mentre gli elementi di fissaggio del calcio sono in acciaio. Il calcio è pieghevole ma non regolabile, e in posizione chiusa non è fisso sull’arma, rendendolo utile quindi sono nel caso si voglia ridurre la lunghezza della PCC per riporla in una custodia.


Il lower receiver è un blocco unico con l’impugnatura a pistola, e questa è dotata di uno sportello con cui accedere allo spazio vuoto al suo interno, utile per riporre piccoli utensili per la manutenzione.
Sul lower receiver troviamo, a parte la manetta di armamento, i restanti comandi per l’uso dell’arma, tutti ambidestri. Questi sono le sicure, i pulsanti di sgancio del caricatore e dell’otturatore, e il pulsante per attivare l’hold open, per fissare manualmente l’otturatore in apertura. All’interno è presente un gruppo di scatto tipo Ar, compatibile con i pezzi aftermarket, non compatibile però con tutti i gruppi di scatto drop-in, date le diverse quote interne dovute all’uso del polimero al posto dell’alluminio utilizzato negli Ar-15.
Il lower receiver è completamente in polimero, fissato al castello tramite due spine, una di fronte all’imbocco del caricatore e una in fondo al lower, in maniera simile ai più noti lower su base Ar. Volendo si può quindi procedere comodamente alla pulizia superficiale solamente levando la spina posteriore del lower receiver, accedendo così al gruppo di scatto e all’interno del castello.
Il GHM9 utilizza caricatori B&T dedicati da 30 cartucce (29 per il mercato italiano) o da 25, 20, 15 o 10 cartucce. Questi caricatori sono completamente in polimero, se non per la molla all’interno e sono gli stessi utilizzati e forniti dalle MP9, APC9 e SPC9 sempre prodotte dalla B&T.
In totale il peso è di 2,5 kg, ad arma scarica e senza accessori.
Questa prima serie di GHM9 è stata importata in Italia da Bignami ed è stata fornita con 4 caricatori, una coppia di mire flip up polimeriche regolabili, un sacchetto raccogli bossoli da fissare ai rail picatinny e un accoppiatore per i caricatori. Le seconde serie saranno importate da Prima Armi.
(Sotto la gallery un commento sulle prove di tiro)

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PROVE DI TIRO
Durante un paio di allenamenti di tiro dinamico, per un totale circa di 400/500 colpi sparati, la carabina ha dato mostra delle doti e dei difetti che la caratterizzano.
Partendo dai difetti, che sono pochi ma evidenti, si notano subito un paio di mancanze nell’ergonomia, altrimenti perfetta: il calcio, sottile e molto leggero, rende l’arma abbastanza sbilanciata in avanti e offre poca superficie di contatto con la spalla, rendendo difficile avere una ripetibilità dell’imbracciata durante gli spostamenti o altre transizioni tipici del tiro dinamico. Questo primo difetto è ovviato dalla possibilità di sostituire il calcio con la sua variante di seconda generazione, il quale è già più spesso e robusto, oppure con un calcio estendibile in acciaio. Inoltre, volendo, esistono anche alternative aftermarket nel mercato americano, che però necessitano di essere importate.
Un secondo difetto, che sarà giudicato irrilevante o decisivo dal tiratore, è la tendenza dei caricatori a restare nell’imbocco del caricatore una volta svuotati, invece di cadere liberi come siamo abituati a vedere nelle pistole semiautomatiche più comuni al giorno d’oggi. Questa è una considerazione da tener presente solo se si è decisi a utilizzare questo tipo di carabina per qualche tipo di competizione di tiro dinamico, in cui un cambio caricatore di emergenza potrebbe fare la differenza in gara. I caricatori però sono compatibili con i caricatori della Beretta PMXs, in quanto il progetto Beretta nasce dalla pistola B&T P26, pensata per condividere gli stessi caricatori delle altre SMG B&T
Un ultimo difetto è la mancanza di una filettatura per permettere al tiratore di montare accessori alla volata, limitandosi al molto meno comune sistema Tri-lug.
Un altro paio di considerazioni, che non sono dei veri e propri difetti, ma vanno riportati, sono la durezza delle sicure e la dimensione un po’ ridotta della manetta d’armamento. Anche questi sono elementi tipici delle armi rivolte a chi usa queste armi per scopi difensivi, dove tipicamente l’uso di comandi di basso profilo non troppo ingombranti è preferito per ridurre il rischio di intralci o sblocchi involontari della sicura.
La manetta d’armamento però, pur essendo parte dell’otturatore e quindi arretrando a ogni ciclo di sparo, è in una posizione tale da non dare fastidio e il suo utilizzo non è d’intralcio per il montaggio di ottiche o altri accessori sui rail. L’unico accessorio limitato dalla manetta d’armamento è il sacchetto per raccogliere i bossoli fornito con la stessa pistola. Questo è fissato a una tramoggia in plastica che serve ad assicurarsi che il bossolo espulso, qualunque direzione prenda, vada a finire nel sacchetto stesso. Quindi volendo usare questo accessorio è necessario montare la manetta d’armamento sul lato sinistro.

Per quanto riguarda i pregi è indubbiamente il primo la qualità dei materiali e la solidità dimostrata dall’arma. Non sono assolutamente presenti giochi, scricchiolii o incertezze nei comandi.
Per continuare sui pregi le mire, pur essendo in polimero, sono robuste ma facilmente regolabili e molto precise. Il gruppo di scatto è ben calibrato, non troppo leggero e privo di corse e reset eccessivi, permettendo di ottenere split tra un colpo e l’altro molto bassi. Le sicure sono un po’ dure da ingaggiare ma le leve che le azionano sono grandi abbastanza da rendere facile il disinserimento, che avviene abbassandole di 45 gradi verso il basso, con una corsa ridotta rispetto a quelle tipiche da AR.
Il gruppo di scatto inoltre permette di inserire le sicure manuali anche a cane abbattuto, cosa che i gruppi di scatto mil-spec per AR non permettono.
I 4 rail frontali non occupano troppo spazio lasciano la possibilità di afferrare aggressivamente l’arma per gestirne il rinculo, pur mantenendo la possibilità di allestire accessori a piacimento.
Il sistema idraulico presente nell’otturatore aiuta a ridurre il rinculo rispetto ad altre PCC a semplice massa battente disponibili sul mercato. 


In conclusione, al prezzo di listino che si aggira attorno ai 2000 euro in Italia la GHM9 è un’ottima pistola, o PCC, per chi vuole provare qualcosa di diverso dagli AR9 tipicamente allestiti per il tiro dinamico, ma senza tralasciare la qualità. Rispetto ad altre PCC quali i più economici Kel Tec o le più costose CZ le caratteristiche giocano tutte a favore della pistola B&T. Va tenuto a mente i limiti che potrebbe avere nelle competizioni di tiro dinamico, in cui a parità di prezzo si può trovare una vasta scelta di AR in 9 mm capaci di offrire prestazioni competitive.

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